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psicomotricità


Il gioco è l’attività privilegiata del bambino, almeno fino a 7-8 anni; tutto il suo esistere ruota attorno all’attività ludica. Per esprimersi, relazionarsi usa prevalentemente il corpo ed il movimento, che assumono un significato di linguaggio vero e proprio. Il gioco psicomotorio è un’esperienza fondamentale per il bambino durante il processo maturativo, un fattore determinante per lo sviluppo della sua personalità.
Il termine “PSICOMOTORIO” si riferisce quindi al modo originale e specifico di essere al mondo del bambino, in cui mente e corpo agiscono in maniera integrata e inscindibile: agire è pensare e pensare è agire. Il percorso di crescita naturale che il bambino compie in questa fascia d’età va, dunque, dal corpo al pensiero.
La psicomotricità si preoccupa di accogliere e sostenere questa modalità originale e globale del bambino di confrontarsi e relazionarsi con se stesso e con il mondo che lo circonda, accompagnandolo nel suo percorso di maturazione e crescita.
E’ un metodo non direttivo, basato sul linguaggio non verbale, dove il corpo in movimento e le sensazioni ed emozioni che emergono sono il fulcro delle relazioni tra bambino e adulto, tra bambino e bambino e determinano una realtà educativa e/o terapeutica che potremmo definire “esperienza di vita condivisa”.
Nell’osservazione  è possibile comprendere ciò che il bambino esprime del suo mondo interno attraverso il movimento e quindi cogliere il senso dei suoi comportamenti.
L’obiettivo della proposta psicomotoria è di stimolare la crescita armonica, il cambiamento e lo sviluppo del bambino come soggetto attivo della sua esperienza.
Il corpo costituisce, in origine, la fonte unica di costruzione del pensiero, quindi la psicomotricità diventa l’attività privilegiata per stimolare questo processo di strutturazione, perché partendo da un’esperienza corporea profonda mira a condurre il bambino ad un livello più cognitivo e mentale del vissuto.
COM’E’ STRUTTURATO L’INCONTRO?
Ogni seduta psicomotoria ripropone al bambino, di settimana in settimana, un percorso che va dal corporeo al mentale, attraverso il gioco libero e spontaneo. Ogni incontro, quindi, prevede un’organizzazione temporale che scandisce le fasi di questo percorso:
* Un momento iniziale di accoglienza in cui il gruppo si ritrova, si ricordano le regole per poter giocare insieme e i nomi dei bambini presenti e assenti (per un primo riconoscimento come soggetto e come gruppo); si crea una situazione di CIRCLE TIME durante il quale I bambini possono raccontare piccoli aneddoti, situazioni forti e importanti che sentono di condividere in uno spazio protetto di ascolto; il gruppo può inoltre cominciare a pensare o a proporre il gioco che si vorrebbe fare successivamente, magari ricordando quello che è accaduto l’incontro precedente.
* Un lungo momento di gioco corporeo che favorisce lo sviluppo della motricità e della sensorialità (attraverso il coinvolgimento di tutto il corpo nello spingere, tirare, arrampicarsi, scivolare, distruggere, costruire, intrufolarsi, saltare, scivolare, sprofondare, cadere, ecc. e successivamente attraverso il gioco simbolico e di identificazione come ad es. il gioco del lupo e dei porcellini o dei super-eroi o degli animali o della famiglia) e che trasmette al bambino un senso di unità di sé e facilita la costruzione dell’identità. Questi giochi si svolgono in uno spazio pensato per permettere al bambino di mettere in gioco le emozioni con oggetti e materiali differenti, il cui libero utilizzo crea e struttura il percorso emotivo del bambino e del gruppo. In questo spazio si trovano materassini e cubi di gommapiuma morbidi e colorati, teli e piani per saltare e scivolare.
* Un momento dedicato al gioco di rappresentazione (attraverso il disegno, le costruzioni o la plastilina) il cui obiettivo è di aiutare il bambino a prendere distanza dall’emozione corporea, vissuta nel primo momento di gioco, e di attivare le proprie potenzialità cognitive.

IL RUOLO DELLA PSICOMOTRICISTA
La psicomotricista propone al bambino degli oggetti semplici, uno spazio e tempo adeguati per giocare spontaneamente; partecipa lei stessa alle attività ludiche, offrendogli un’ampia disponibilità alla relazione corporea. Accoglie il gioco spontaneo senza giudizio, lo sostiene e lo fa evolvere, modulando gradualmente la sua partecipazione attiva in un’ottica di autonomia.
Il momento psicomotorio riveste la funzione di luogo osservativo privilegiato, per La psicomotricista, e di luogo di gioco e sperimentazione senza pari, per il bambino (diventa la stanza delle magie, la stanza dei segreti, la stanza dei giochi).
Il punto chiave sta nell’attenta osservazione. E c’è sempre un elemento espressivo essenziale, una richiesta ai “grandi”: “Maestra, guardami…” 
In questo riconoscimento da parte dell’adulto il bambino può riappropriarsi di un’immagine corporea di sé positiva, fondamento di ogni ulteriore crescita anche in termini funzionali e cognitivi.
La stanza di psicomotricità è pensata il più possibile sicura per permettere al bambino di esplicitare liberamente il proprio desiderio e il proprio bisogno, senza le costrizioni che caratterizzano solitamente i contesti istituzionali. Si tratta in realtà di una libertà apparente per il bambino, perché anche se l’adulto si astiene da ogni intervento propositivo di giochi, è costantemente presente in qualità di autorità strutturante: l’adulto non è colui che impone il processo di crescita e di apprendimento, ma è colui che si pone in una posizione di ascolto nei confronti del bambino, di accoglienza, di contenimento e di accompagnamento. L’adulto osserva il bambino, ne coglie il bisogno e lo aiuta a costruire il suo percorso di gioco.
Sentirsi compresi nei propri bisogni emotivi, fisici e intellettivi; sentirsi contenuti nelle proprie ansie, paure e nei propri impulsi “distruttivi”; sentirsi accompagnati nel proprio desiderio di conoscere, sono le basi relazionali su cui si costruisce il percorso insieme al bambino.
L’adulto è aperto sull’ascolto della comunicazione e non sull’imposizione dell’azione.
L’adulto è lì per il bambino e per aiutarlo a costruire il suo percorso di crescita; gioca PER il bambino più che “con” il bambino.

UNO SGUARDO ALLA SALA DI PSICOMOTRICITA’
 

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